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Lasciato dalla Morte, e ritorno.

13 sabato Set 2014

Posted by sognocrudele in amici, autunno, illustrazioni, la vecchia regola, malinconia, nanetti, nemici, odio, passato, passioni, poesia, scrittura, sogni, sogni a perdere, sognocrudele

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amore, dbooks, luigi pellini, luji pelljnchesko, morte, morti viventi, racconti brevi, racconti corti, racconti zombie, romero, zombie

Non posso dire di non aver avuto un sussulto quando aprendo gli occhi ho visto lei, la Morte. Eppure, ci eravamo lasciati diversi anni prima, da persone civili, come si dice.
Niente urla, accuse, strepiti, ripicche, crimini da appiccicare come francobolli sulle azioni dell’altro.
E’ colpa tua! – Mai detto.
Perché mi hai fatto questo?- Mai pensato.
Sei un mostro! – Mai.
Era andata nel modo più tranquillo possibile, civile, appunto.
Lei mi aveva mollato portando con sé tutto quello che le spettava, lasciandomi lì, buttato tra le felci costeggianti il fiume come l’ultimo degli stronzi, stroncato da un infarto mentre facevo jogging serale prima della mia appetitosa insalata di lattughino e noci.
Incollata sul tramonto era sbiadita nei miei occhi come l’ombra di un ombra, come un miraggio. Non si era voltata mai, nemmeno l’accenno di un ripensamento. Eppure ricordo di aver pianto, ed ogni lacrima per me era come un macigno che prendeva a pugni il mondo, ma forse già molto prima di allora il mio mondo e il suo erano due pianeti completamente diversi. Succede.
Ancora prima di spegnermi sentivo di non provare rancore, avevo accettato la cosa, ma è stata comunque dura.
Gli anni a seguire furono un vero e proprio inferno. Letteralmente.
Lussuria.
Accidia.
Ira.
Gola,
e una languida passione per il rock’n roll mi avevano inchiodato alla sbarra degli imputati. Anche se non ero stato né più né meno peccatore di un qualunque altro uomo del mio quartiere, a quanto pare le tabelle di valutazione non avevano subito grandi cambiamenti negli ultimi duemila anni.
Sentenza: Inferno.
Laggiù era pieno di gente incazzata, impossibile scontare la pena in tranquillità. Ogni occasione era buona per scatenare una frustata, uno sciame di calabroni affamati, un’eviscerazione, una lettura dei promessi sposi.
Non conservo buoni ricordi di Inferno, è peggio di quello che dicono.
Poi oggi arriva il figlio del capo e annuncia che il tormento è finito, che lui ha una visione diversa della gestione del sottosuolo, che è il momento di espandersi. E’ uno di larghe vedute, giovane ed ambizioso. Così con un colpo di coda apre le botole sotto le nostre tombe rivelandoci che è finalmente giunta l’ora per gli zombie. Miliardi di corde si srotolano dall’alto, esattamente dal fondo dei nostri sepolcri fin sopra le nostre teste. Non dobbiamo fare altro che risalire, come tanti salmoni infernali.
Intravedo la possibilità di rifarmi una vita, e così risalgo. Riconquisto il diritto ad esistere un centimetro alla volta.
Quando mi risveglio nella bara ho gli occhi sigillati dalla sabbia, è stato un lungo sonno. Allungo le braccia e frantumo il legno, la terra si fa da parte, quasi ad evitarmi. Sono un abominio, lo so. Ma le seconde occasioni vanno prese al volo, se la tua vita è un cesso non puoi lamentarti se ogni tanto ti ritrovi sporco di merda.
Riconquisto il cielo, apro gli occhi ed ho un sussulto. Lei è qui.
Sarà un fiore nero e marcio, ma il cuore mi si spezza in due, ancora. La Morte non è sola, è con un altro uomo, e questo mi fa male. E’ necessario essere così crudeli? Ci eravamo lasciati così bene. Faccio appena in tempo ad emettere un grugnito che il tizio mi piazza il freddo bacio di una canna di fucile proprio sulla fronte.
Odio Romero. Una volta mi piacevano i suoi film, ma adesso è solo fuga di notizie.
La Morte è dietro di lui, la osservo da un panorama di nostalgia misto rabbia.
Da un momento all’altro mi aspetto di vedere Viktor, il mio vicino di cimitero, saltare al collo di questo bastardo per strappargli con un morso la giugulare. Un autunno di sangue sta per esplodere sulla mia rinascita.
Morto bagnato, morto fortunato.
Anche se questo fatto increscioso sarà propedeutico al mio cambiamento, resta comunque l’amarezza di vederla con un altro uomo. Maledetta gelosia. Sarò uno di quei fottuti zombie tristi che ciondolano per le strade senza la grinta di un vero azzannatore.
Con ogni probabilità qualcuno mi tirerà sotto con un’auto impazzita senza nemmeno concedermi la possibilità di una scena madre.
Ci scambiamo degli sguardi ostili per qualche secondo, io e lui, ma proprio nella nota più acuta della suspense comprendo che la moglie di Viktor ha poi deciso per la cremazione, e questi sono cazzi.
Click.
Il cane del fucile si alza.
Sorrido.
Vorrei dirle che sono felice di sapere che è venuta per me e non per lui, che ho capito che è il suo modo di dirmi addio.
C’è ancora una possibilità per noi?
Ma il proiettile è più veloce di ogni parola, di ogni sguardo, di ogni speranza, di ogni addio, questa volta non la vedrò andar via.
Boom.
Disse il fucile.
Boom.

 

L.

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Mendicanti d’Autunno

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Posted by sognocrudele in amici, autunno, malinconia, Mendicanti d'Autunno, nemici, odio, passato, passioni, scrittura, sogni, sognocrudele

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amazon, avvistato, avvistato su horror.it, dbooks, elfo di saggina, fine del mondo, goodreads, horror, kindle, la tela nera, libri, libri per kindle, luigi pellini, luji pelljnchesko, mendicanti d'autunno, mistero, mistery, prana, racconti, racconti genere fantastico, streghe, zombie

I libri si aprono come le porte, ma non è mai ben chiaro chi sia dei due ad entrare.

 

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Mendicanti d’Autunno, una raccolta di racconti Weird, horror, fantasy, in stile “Racconti della Cripta” e “Ai confini della realtà”, su Amazon:

Libro cartaceo dei Mendicanti

Versione ebook per kindle

Per leggere un paio di racconti:

É andata via l’estate

Non è amore

Se volete leggere qualche recensione dei Mendicanti su internet, le trovate qui:
Twinsbookslovers
Goodreads
La Kate dei libri
Liberamente

 

L.

World war Zzzzzzzz

09 lunedì Set 2013

Posted by sognocrudele in critica, critica cinematografica, dabbenaggini, film, film in 160 caratteri, nemici, odio, passato, recensioni, sognocrudele

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brad pitt, cinema, zombie

world war z, Romero in salsa Disney. Più che morsi e smembramenti questi zombie reclutano con baci a stampo e carezzine. Corrono, sì, ma per la vergogna.

L.

137 cose da fare prima di morire

17 domenica Feb 2013

Posted by sognocrudele in amici, autunno, futuro, illustrazioni, la vecchia regola, malinconia, nanetti, odio, passioni, ritratti a parole, scrittura, sogni, sogni a perdere, sognocrudele

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alan, apocalisse, bucio, bucio di culo, fine del mondo, morte, morti viventi, paura, racconti, solitudine, zombie

Alan tirò su col naso, proprio non gli riusciva di sigillare il moccio tra le narici. Diciassette anni e sembrare un perdente. Si palpò lentamente le tasche dei jeans in cerca di un fazzoletto usato, ma le tasche erano vuote come i suoi pensieri. Diede un’ultima occhiata fuori dalla finestra, chi se ne frega, si disse. Dopo una lunga pernacchia si svuotò le nari sul candore bianco della tenda, tanto non importerà più a nessuno. A te importa qualcosa Ma’?
Sua madre si limitò a seguirlo con lo sguardo mentre lui si stravaccava sulla poltrona. Ad Alan piaceva vivere nel disordine, ma quello era un disordine più disordinato del solito. Se avesse avuto un certo preavviso, probabilmente avrebbe sistemato un po’ casa, o almeno ci avrebbe provato. Boccheggiò assaggiando l’aria come un cane. Cazzo, il frigo è vuoto. Ma anche quello non sarebbe stato più un problema. Doveva solo aspettare. Avrebbe dormito? Si abbandonò alla poltrona come se si stesse sciogliendo. Quella mollezza non gli fu di nessuno sollievo, doveva parlare con qualcuno. Rovistò sotto il suo culo ossuto in cerca del cellulare, quando lo portò all’orecchio era muto. Un altro lo avrebbe lanciato con violenza contro la parete, ma gli scatti d’ira non gli appartenevano, Alan era un tipo calmo, a discapito dell’apocalisse. Lasciò scivolare il cellulare a terra in mezzo al resto del pattume. Valutò la situazione, e siccome c’era ancora elettricità, era possibile che il caro vecchio telefono domestico funzionasse ancora. Alzò la cornetta, e quando lei gli diede del tu, fu ben felice di quella confidenza.
Un ghigno amaro gli attraversò il viso quando lo sguardo cadde su quel libro idiota che gli aveva regalato Bucio (Bucio di culo per gli estranei, Bucio per gli amici, e lui era un amico, almeno prima che litigassero furiosamente). “137 cose da fare prima di morire”. Che libro stronzo, si disse. E Bucio, stronzo lo era veramente, doveva avere un certo sesto senso per avergli fatto quel regalo, perché la velata ironia della cosa lo pungeva dietro gli occhi, quasi a incitare le lacrime. Ma anche quello non aveva più importanza. Chiamare Bucio per insultarlo non aveva senso, anche se si erano odiati per quasi un anno, Bucio era uno giusto, uno che in una situazione come questa avrebbe saputo cavarsela alla grande. Da tutta la vita si preparava alla Zombie invansion, o così è quello che diceva: datemi retta ragazzi, il mio cazzutissimo nonno è esattamente come quei dannati mangiacervelli carne morta. Quando vuole un abbraccio prima ondeggia marciandoti contro, e poi fa un piccolo sprint finale come se avesse il pepe al culo, provando ad agguantarti. Ma io è tutta la vita che mi alleno a schivarlo, e quando il mondo sarà invaso dagli zombie, sarò inafferrabile come una saponetta in una doccia piena di carcerati.

E alla fine gli zombie erano arrivati. Tombe scoperchiate, gente macellata per strada, apocalisse insomma, e lui aveva un posto in prima fila, con la sua palazzina degradata con panorama sul cimitero.
Compose il numero a memoria.

– Bucio?
– Ehi, Alan bello, stavo proprio pensando a te. Come te la passi?
– Uno schifo, grazie. Hai visto che casino? Da non crederci…
– Lo dicevo io, tutta quella gente che bestemmia, mica può andare bene a Dio. Certo, è un tipo paziente, ma anche la pazienza ha una data di scadenza. Ho sentito che dalle tue parti è stato un mattatoio, ti sei infilato in macchina? Te la stai battendo?
– Naaa, a Dio quando gli girano manda gli angeli a fare piazza pulita. Questa è più una cosa da esperimento dell’esercito fallito, da virus extraterrestre. Comunque sono rimasto qui a casa, fuori è un puttanaio, quei bastardi hanno una fame…
– Mi spiace fratello, cerca di barricarti in casa, non dare nell’occhio. Vedrai che qualcuno verrà a prenderti. Soldati, un carrarmato, un elicottero, o qualcosa del genere.
– Si certo, si faranno il culo per venire qui…
– Ehi, bello, non ti abbattere, questo non è un film. Il governo non lascia la gente a morire nelle case. Te la caverai. Come sono? Tanti?
– Una fottuta legione. Si sono ammassati sulla cancellata del cimitero che è venuta giù come un ramo secco. Sono ovunque.
– Cristo santo… ma come sono? Lenti? Quelli lenti li puoi schivare. Sei magrettino e agile, quelli lenti te li ripassi come una liceale sbronza ad una festa.
– Sono delle lepri. Dei maledettissimi centometristi. Bava alla bocca, occhi infuocati, e un razzo nel culo. Ci sono anche quelli lenti, certo, ma di quelli lenti adesso ce ne sono pochi.
– Merda…
– Esattamente quella.
– Posso fare qualcosa per te amico? Vuoi che faccio qualche ricerca su come tenere a bada i morti incazzati? Magari su internet trovo un manuale…
– No Bucio, lascia stare. Non è per questo che ti ho chiamato. Era per quel libro? Te lo ricordi?
“137 cose da fare prima di morire”. Mi è ricapitato tra le mani e mi sono accorto di una velata ironia, una cosa divertente, da un certo punto di vista.
– Non penso che dovremmo parlare di certe cose…non ti aiutano
– No dai, non è come pensi.
– E com’è allora, Alan bello
– Dopo l’invasione, dopo che hanno infestato il quartiere, un minuto dopo la mezzanotte di quella cazzo di apocalisse, sono inciampato sul libro che mi avevi regalato, così gli ho dato un’occhiata. Beh, più di una occhiata, ho avuto un sacco di tempo libero ultimamente, diciamo che l’ho letto tutto. 137 cose da fare prima di morire, ti rendi conto? Sono un sacco di cose, veramente tante. Uno si aspetta di averne fatte almeno la metà. Se non la metà un trenta per cento? Beh, ecco l’ironia.
– Quale ironia?
– Ne ho fatta solamente una. Capisci? Solo una di 137.
– Non lo trovo ironico, lo trovo tragico, amico mio.
– Ecco, l’ironia sta nel fatto che è successo proprio oggi. Altrimenti stavo a zero.
– E quale sarebbe?
– La prima della lista. E’ anche importante, se ci pensi bene. Riabbracciare una persona cara.
– Amico, sono lusingato, ti perdono anch’io. Sei sempre un fratello…
– Non lusingarti, Bucio, non mi riferivo a te. Intendevo mia madre. Ho riabbracciato mia madre.
– Alan bello, tua madre è morta…
– Ed è proprio qui che arriva l’ironia. La avverti? Fammi sentire la tua risata, Bucio, ti prego, non lasciarmi in questo inferno silenzioso, fammela sentire … l’ironia
Il telefono si zittì, assieme a tutte le luci del quartiere che si spensero all’unisono. La notte era arrivata con un balzo. Nell’oscurità Alan non sentì più nessuno masticare. Sua madre aveva finito con suo padre. Ci fu un altro gemito, era solido. Sembrava quasi che potesse toccarlo, uno sguardo affamato che lo cercava.

L.

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Le cronache dei morti viventi

22 lunedì Ott 2012

Posted by sognocrudele in critica, critica cinematografica, critica televisiva, dabbenaggini, film, filosofia, fumetti, futuro, nemici, odio, passioni, recensioni, riflessioni a perdere, ritratti a parole, sognocrudele

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cinema, critica, diary of the dead, le cronache dei morti viventi, romero, zombie

Piantatene uno, cresceranno solo alberi di pietra.
Sono semi sterili, vuoti, altri. Gli orti in cui vengono interrati si chiamano cimiteri, sono semi che tornano sempre alla terra, mai dalla terra.
Sono i morti.

E i morti non tornano, a meno che non sia un sogno, a meno che non sia un film di George A. Romero.

Ne “La notte dei morti viventi” sono stati descritti come la metafora del Vietnam, una messa in scena dei tabù primordiali dell’uomo, una critica al razzismo congenito degli U.SA. Ne “L’alba dei morti viventi”  sono diventati l’incarnazione feroce del consumismo, del capitalismo fagocitante dell’occidente. Ne “il giorno dei morti viventi” il dito teso si è spostato verso il militarismo, verso l’Uomo che è peggio dello Zombie, ma “il giorno dei morti viventi” era già il declino di una tetralogia che iniziava a perdere idee e spinta creativa, e ne è piena dimostrazione “la terra dei morti viventi”, capitolo conclusivo della saga girato vent’anni dopo il numero tre. “La terra dei morti viventi” vorrebbe essere una critica alla decadenza dell’animo umano, un inno a Babilonia la grande, una descrizione da fine impero romano, dove gli esseri umani sono degradati fino a diventare un’altra tipologia di zombie, quelli morti dentro. Ma il film non funziona, non ha forza, è un film fuori tempo massimo, fuori contesto, fuori dalla storia.

Nel 2007 arriva nella filmografia di Romero “Diary of the Dead” (in italiano “le cronache dei morti viventi”) e qualcosa cambia nella lente di ingrandimento che mette a fuoco la miseria umana. La critica universale sfuma verso una dimensione più intima, più personale, al centro dell’attenzione ora ci sono quelle che in tutti i film con zombie io chiamo scintille di follia, ovvero tutte quelle situazioni che si innescano nel dramma di una perdita, e della perdita che ritorna in vita e aziona un nuovo dramma: figli morti tenuti in cantina, marito innamorato che non riesce a staccarsi dalla moglie, fattoria con zombie tenuti come bestiame, migliore amico che resuscita ma non si ha il coraggio di ri-ucciderlo, ecc ecc.

Oggi, molto più interessante della critica sociale, o politica, sono la descrizione di queste situazioni in cui emergono le persone e le loro debolezze, in cui la follia feconda un contesto fino a farlo germinare in una piccola tragedia. Un esempio è la bella serie Walking Dead (tratta dall’omonimo fumetto)

Gli zombie sono il terreno perfetto per questo tipo di innesti, a differenza di altre creature soprannaturali, molto più nobili o sofisticate, il morto vivente non è svuotato di tutto ciò che rappresenta l’Uomo, non prende distanza dalla sua vita precedente, al contrario ne è saturo, è gonfio di tutte le deviazioni, le ombre, i desideri, le aspettative, i ruoli sociali, le cose buone e le cose cattive, e ogni altro umore che possa marcire all’interno della gabbia costituita dalla condizione umana.

Quello che ci infastidisce di questa creatura immaginaria è proprio la somiglianza che abbiamo con essa, come succede con i barboni, con i senzatetto, e con tutto quello che ci offre una visione – non gradita – del nostro futuro.

Per questo motivo Diary of the dead, e tutti i film sugli zombie di questo genere, sono nuovamente interessanti. Non un capolavoro, sia chiaro, ma comunque un’apertura sul genere non ancora pienamente sfruttato.

L.

 

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